A Courmayeur la mostra del misterioso artista M’horo – Lo scultore apprezzato da Sgarbi

Courmayeur

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12/02/2018

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I suoi lavori sono veri e propri gioielli che catturano la luce e la restituiscono allo spettatore

M’horò è uno scultore contemporaneo la cui identità rimane misteriosa, protetta dall’anonimato che ha scelto di ergere attorno alla sua figura artistica.

A Courmayeur le opere dell’artista saranno in mostra da lunedì 12 febbraio 2018 a sabato 31 marzo 2018 presso il Mont Frety Restaurant.

Così gli organizzatori presentano l’esposizione:

M’horò utilizza scarti e ingranaggi industriali e materiali di rottamazione che “affronta” ricorrendo a una personalissima tecnica di torsione, perforazione, stampigliatura e di incredibile allungamento-assottigliamento delle strutture radiali e delle loro lamine di alluminio, e contemporaneamente “si produce in un innesto \ disegno di forme sferiche, triangolari, ovoidali – scrive Roberto Messina – che generano un’originalissima teoria di sculture che dallo stato di objet trouvé, diventano fini e sorprendenti cesellature.
Opere in cui il metallo ammorbidito, reso duttile e malleabile, viene valorizzato da una visione artistica fortemente ‘intenerita’ e poetica.
I suoi lavori, allora, come veri e propri gioielli, pietre preziose, gemme, cammei che catturano la luce e la restituiscono allo spettatore con ridondanze, riflessi e rifrazioni adamantine di rara attrattiva, sorprendentemente sfavillanti e armoniose nonostante il materiale ‘ordinario’”.

In un luogo come Courmayeur, dove la natura, e nello specifico la formidabile catena montuosa si scoprono e si godono (anche) grazie all’arditezza tecnologica e all’ingegneristica estrema dello “skyway”, senza però violentare il paesaggio ma esaltandolo e rendendolo fruibile, la dimensione ecologista di tutta evidenza di M’horò acquista così ulteriore potenza e significato: “quella di un artista – è ancora Roberto Messina – che recupera, riscatta il rifiuto industriale dalla sua inevitabile ossidazione, decomposizione e mummificazione.
Lo rende linfatico, vitale. Lo energizza. Gli dà dignità e lo consegna ad una seconda vita”.
La mostra presenta, in particolare, gli ultimi suoi lavori ispirati alle montagne, ai “giganti” che abbracciano tutt’intorno Courmayeur e ai suoi elementi naturali che ne fanno ricchezza e peculiarità, in primis la neve.

“L’opera di M’horó – scrive Vittorio Sgarbi, fra i curatori del catalogo – assume il carattere quasi di un’archeologia industriale, prendendo di mira elementi radiali e serpentine destinati, probabilmente, a uscire presto dalla produzione, superati da altri tecnologicamente più evoluti, che vengono sottoposti a un’operazione prevalente, la deformazione per via di torsione, allungamento o perforazione . E se cinquanta anni fa, in ambito artistico, il riciclo del rifiuto poteva essere considerato poco più di una provocazione vogliosa di choc, oggi si connota, inevitabilmente, secondo una chiave diversa, maturata nel frattempo all’ombra dell’istanza ecologista, facendo della creazione artistica non solo un atto di natura estetica, ma anche morale.

Il bello, insomma, che aspira di nuovo al buono, il piacere degli occhi, del tatto, della mente, che si mette al servizio anche di ciò che è socialmente utile”.

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